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Europa islamica o Turchia europea?

La Turchia attuale e' il prodotto di una serie di ribellioni, rivoluzioni e riforme tese a costruire un moderno Stato europeo. La storia la unisce al nostro continente, ma questo non rende certo pi facili i negoziati di oggi.

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La Cina

In seguito all'apertura commerciale e al processo di modernizzazione il Governo di Pechino ora si vede lottare contro ideali democratici provenienti dall'interno e dall'esterno del paese.

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Migrazione nelle prospettive economiche globali del 2006

altri post:

AAA Parigi cerca idraulico

I flussi migratori generano solo vantaggi

Energia Stiamo entrando nella seconda metà  dell'era del petrolio, che sarà  caratterizzata dal declino degli approvvigionamenti. Potrebbe essere la fine dell'economia come la conosciamo oggi ma fare previsioni è impossibile, perchè sarà  la prima volta che una risorsa cruciale esaurirà .

Il nucleare tra l'era del petrolio e quella dell'idrogeno

Petrolio. Conseguenze di un monopolio energetico

Petrolio. Gli speculatori si celano dietro la Cina

 

Rafa e la direttiva Bolkestein

     Caligs  giovedì, novembre 24, 2005 Permalink 1 comments

E' forse Rafa l'idraulico polacco che invaderà il mercato del lavoro occidentale grazie alla direttiva servizi, meglio nota come direttiva Bolkestein? Probabilmente il giovane disoccupato che abbiamo incontrato nella città di Lodz non lascerà mai la propria terra, ma la leggenda dell'idraulico polacco ha fatto rapidamente il giro d'Europa, scatenando un'ondata di reazioni contrarie e affondando -insieme ad altri temi controversi- persino il referendum francese sulla Costituzione Europea. Ma cosa si intende per "direttiva sulla liberalizzazione dei servizi"? Un dato -da solo- spiega l'importanza della normativa, attualmente in discussione all'Europarlamento: la direttiva copre un mercato che rappresenta il 50% dell'attività economica europea e il 70% del Pil prodotto nell'Unione. L'idea di fondo è favorire una maggiore concorrenza tra le imprese comunitarie, eliminando le troppe barriere nazionali che ancora impediscono a un prestatore di servizi di operare liberamente in un altro Stato membro, il tutto nell'ottica di un mercato unico e integrato. La proposta originale presentata da Frits Bolkenstein copre una miriade di settori: dalle consulenze legali e fiscali alle imprese di costruzione, dalle agenzie di lavoro interinale alle cure sanitarie, ma esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione. I vantaggi di questa direttiva sono evidenti: maggiori operatori = più libertà di scelta e tariffe più basse per i consumatori. Gli svantaggi hanno un altrettanto evidente risvolto sociale: nel mirino c'è il principio del cosidetto "Paese d'origine", in base al quale un'impresa di servizi può operare in un altro Stato obbedendo solo ai requisiti amministrativi e giuridici in vigore nel proprio Paese. Le disparità presenti sui mercati del lavoro, a livello salariale e livello fiscale nell'Europa a 25 fanno ipotizzare -ai più scettici- scenari di dumping sociale o delocalizzazione, con rischi occupazionali per i lavoratori occidentali. Per questo le forze di centrosinistra all'Europarlamento chiedono una definizione più precisa dei servizi coperti dalla direttiva, escludendo quelli di interesse pubblico, e propongono che sia lo Stato in cui viene prestato il servizio a dettare le regole nei confronti delle imprese o dei professionisti stranieri.

Certo, la razionalità e il comportamento sociale rientrano a far parte di quei fattori analizzati dalla politica economica. “La volontà del popolo” a cui si ispira Downs (1957) riflette pienamente la funzione del benessere sociale, che sembrerebbe oggi bocciare la liberalizzazione dei servizi. Resta solo da chiedersi se questo popolo abbia le capacità di comprendere e successivamente desiderare le conseguenze della liberalizzazione e delle barriere, o proponga irrazionalmente il proverbio“Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova”,ù diffondendo timori irreali. Eppure si tratta solo di replicare la liberalizzazione delle merci avvenuta con la nascita del mercato comune europeo. L’Unione Europea attraverso l’abolizione delle barriere doganali, con la nascita dei principi di libertà di fornitura e quelli di libertà di stabilimento, ha dato in questi ultimi 40 anni un grande impulso alle sue imprese e più potere di acquisto ai consumatori.

 

Lavoro precario? Si, se è remunerato

     Caligs  martedì, novembre 22, 2005 Permalink 4 comments

L’hanno ribattezzata come una generazione a libertà vigilata con pochi vincoli ma che per scelta o necessità rinvia il più possibile la scelta definitiva del lavoro e il distacco dalla famiglia. Ai trentenni dedica un’attenzione particolare anche l’ultimo rapporto dell’Isfol che si concentra sui nativi del 1974. Ne emerge che se in tre su quattro hanno un impiego, due su cinque continuano comunque a vivere in famiglia. Spesso si tratta di una scelta obbligata o quasi visto che in un caso su due il reddito mensile rimane al disotto dei 1000 euro e quasi mai supera i 1500, ha guadare di più è infatti solamente un trentunenne ogni dieci. La Laurea specie se è scientifica rimane una carta vincente per l’accesso al mondo del lavoro ma non una garanzia di posto fisso, sono infatti i diplomati ad avere la più alta percentuale di rapporti a tempo indeterminato. L’Isfol registra anche un aumento della presenza femminile nel mondo del lavoro, tuttavia la quota di partecipazione femminile si ferma ancora al 50,6% il livello più basso in Europa e in un caso ogni otto la maternità si traduce in nell’abbandono del posto di lavoro anche a causa della latitanza dei servizi pubblici. Quanto alle tendenze più generali del nostro mercato del lavoro lo scorso anno l’Isfol ha registrato un incremento dell’occupazione dello 0,8% vale a dire più che nel resto d’Europa anche se la percentuale di chi lavora sul totale della popolazione rimane tra le più basse del vecchio continente. Quanto alle nuove forme contrattuali prosegue la diffusione del part-time che ormai interessa il 13% di tutti gli occupati. Crescono se pur più lentamente anche i contratti a termine e se diminuisce la quota di chi alla fine del rapporto si trova disoccupato aumenta anche il numero di chi rimane a lungo nella situazione di occupazione temporanea. In lieve crescita infine anche la quota dei contratti a termine che si trasformano in posto fisso, un passaggio che avviene nel 40% dei casi.

L’Italia ha segnato lo scorso anno uno 0,8% di crescita occupazionale rispetto allo 0,5% della media europea e ha anche registrato un significativa flessione della disoccupazione femminile proprio nel meridione con un -2%. Va sottolineato che si registrano al tempo delle criticità: rallenta il tasso di disoccupazione dopo la crescita degli ultimi anni, le tipologie lavorative a termine sono diminuite rispetto all’anno precedente pur continuando ad interessare di più donne e giovani. Continua indisturbata la diffusione del part-time. Negli ultimi dieci anni è raddoppiato il numero dei lavoratori che utilizza questa tipologia contrattuale. Un discorso a parte credo meriti il tema della partecipazione femminile al lavoro. Il problema della maternità e della carenza di struttura pubbliche di appoggio sociale rimangono un problema che va oltre questo ambito. Le riforme varate negli ultimi anni, mi riferisco alla legge Biagi e ancora di più per quella dell’istruzione, hanno oggettivamente modificato il sistema del lavoro e della formazione. E’ ancora molto presto per cogliere a pieno la loro efficacia.

 

Migrazione nelle prospettive economiche globali del 2006

     Caligs  sabato, novembre 19, 2005 Permalink 9 comments

I migranti possono fare una differenza. Lo sostiene François Bourguignon, capo economista della banca mondiale. Possono generare notevoli flussi di cassa per loro e la propria famiglie, così come contribuiscono ad equidistibuire a livello globale la forza lavoro e la ricchezza tra i loro paesi di destinazione e di origine:

"With the number of migrants worldwide now reaching almost 200 million, their productivity and earnings are a powerful force for poverty reduction. Remittances, in particular, are an important way out of extreme poverty for a large number of people. The challenge facing policymakers is to fully achieve the potential economic benefits of migration, while managing the associated social and political implications."

Le sue opinioni hanno di certo influenzato la stesura della recente pubblicazione della Banca Mondiale:
Global economic prospects 2006: Economic implications of remittances and migration. Le relazione ci notizia di un fatto interessante che riguarda la distribuzione agli inizi dell’anno di un fondo destinato a costituire politiche di integrazione:

Officially recorded remittances worldwide exceeded $232 billion in 2005, with India receiving almost 10% of the amount ($21.7 billion).China came second with $21.3 billion, followed by Mexico ($18.1 billion), France ($12.7 billion), and the Philippines ($11.6 billion).

La Francia, ormai da definirsi stato parassita, in seguito alle sue recenti posizioni protezionistiche, sia in materia agraria e sia in politica migratoria, sembrerebbe aver avuto accesso a 12,7 milioni di dollari da destinare alla creazione di apparati e politiche integrative verso la migrazione. Gli ultimi eventi accaduti a Parigi, che non possono di certo essere attribuiti solo ed esclusivamente a manifestazioni di minoranze etniche, fanno ben capire dove sono finiti quei fondi.

 

Oro, rame e posizione corta sui Futures

     Caligs  venerdì, novembre 18, 2005 Permalink 0 comments

Mentre il mercato petrolifero sembra aver riassorbito completamente le tensioni speculative di agosto ora ad allarmare i mercati ci hanno pensato altre due commodities. In questa settimana sia l’oro che il rame hanno raggiunto quotazioni di massimo relativo perfettamente in grado di creare al livello inflazionistico gli stessi grattacapi di un greggio quotato sopra i 60$ al barile.

L’oro che registra 487,8$ all’oncia (31,1g), un +56% nel terzo trimestre dell’anno, non sorprende gli analisti che lo davano gli da qualche mese a 500$ per la fine dell’anno. Il metallo prezioso da sempre considerato un investimento rifugio, in questo caso chi lo acquista vuole proteggersi da un rischio di inflazione, ha beneficiato della rivalutazione del doloro con il quale ultimamente ha un rapporto storicamente insolito di perfetta correlazione. Per quanto il prezzo dell’oro possa mai salire non avrà mai le conseguenze di un elevato grado inflativo nel mercato degli altri metalli, quelli un po’ meno di lusso che costituiscono un elemento essenziale per i costi produttivi industriali.

Il mercato del rame è da tempo rovente con quotazioni volate alle stelle negli ultimi due anni è cresciuto del 35,5% solo negli ultimi 10 mesi fino a 4.200$ a tonnellata. E se le alte temperature scaturiscono gli appetiti degli speculatori diventa anche facile scottarsi. E’ quello che sta accadendo a Liu Qibing, funzionario dell’apparato statale cinese che a pechino però ricopre il ruolo chiave di responsabile delle materie prime. Convinto che i prezzi del rame sarebbero presto scesi quest’estate ha venduto allo scoperto, ossia senza esserne ancora in possesso, contratti con consegna fine 2005 di 150-200 milioni di tonnellate di rame al prezzo di 3.500$ a tonnellata. Se le quotazioni fossero scese, il governo cinese avrebbe incassato la differenza tra i 3.500$ di vendite allo scoperto e il prezzo reale più basso. Le cose sono però andate in maniera completamente opposta alle volontà di Qibing, che contava sull’effetto restrittivo dei tassi d’interesse Usa, visto che i prezzi del rame sono volati oltre i 4.000$. Il Governo cinese a ora l’impegno di consegnare fino a 200 milioni di tonnellate di rame a 350.000 $ e allo stato attuale vorrebbe dire perdere 200 milioni di dollari. Pechino sta così cercando di ricorrere ai ripari tentando di raffreddare le quotazioni con vendite pilotate e annunciando già di avere a disposizione grandi quantità di rame. Il Governo, inoltre sta cercando di prendere le distanze dal suo funzionario ed è arrivato a minacciare di non onorare i contratti. Alla borsa dei metalli di Londra dove viene trattato il rame è così ritornato ad aleggiare lo spettro del colosso nipponico Sumitomo che nel 1996 coinvolto a sua volta in speculazioni sul rame alla fine non onorò i contratti per 2,6 miliardi di dollari.

Per i produttori di materie prime l’hedging dinamico è uno strumento abbastanza familiare per cercare di diminuire i costi di approvvigionamento, ma come dimostra una serie storica ricchi di eventi simili alla Sumitomo si tratta di strumenti o meglio posizioni finanziarie di difficile valutazione. Oltre ai soliti problemi di stima probabilistica, le previsioni sulle commodities ad differenza di altri strumenti finanziari non possono poggiarsi su un tipo di analisi fondamentale e ne in parte su una di analisi intermarket.

 

Fed funds verso la neutralità

     Caligs  giovedì, novembre 17, 2005 Permalink 1 comments

La riunione del Fomc di inizio mese non ha apportato solo un nuovo rialzo dei fed funds (ora al 4%) ma è stata determinante per disegnare le prospettive della politica monetaria americana.
Le parole di Greenspan confermano la necessità di mantenere sotto controllo le aspettative e le pressioni inflazionistiche, in uno scenario congiunturale tutto sommato favorevole di crescita. Il presidente ribadisce la solidità della crescita diffidando però della curva dei rendimenti come unità di misura per attestarla. “L’inflazione, sottolinea per la prima volta
, beneficia dell’effetto globalizzazione che ha contribuito a mantenere la stabilità anche in presenza di shock e di una crescita mondiale sostenuta. Le forze globali possono persistere per qualche tempo ma il suo trend futuro dovrà essere controllato attentamente.”

La lettura del comunicato del 1° novembre segnala un testo particolarmente misurato, con il minimo riferimento possibile alla valutazione dello scenario economico. L’impressione che si ricava da questa novità è che l’avvicinarsi del livello neutrale dei tassi suggerisca un clima di cautela nell’esposizione di un quadro di medio termine. La precarietà delle variabili economiche e l’effetto di una politica all’insegna della trasparenza può portare una inadeguata serie di dati in uscita che potrebbero indurre gli operatori ad una errata interpretazione del comportamento della politica monetaria. Come ha detto un mese fa William Poole, presidente della Fed of St. Louis, la politica monetaria si trova ora di fronte a un rischio asimmetrico. Le aspettative non si invertono velocemente:

“investire aspettative di inflazione può essere questione di un paio d’anni. (…) D’altra parte, se dovessimo finire con un aumento eccessivo dell’obiettivo sui fed funds verso l’alto, la Fed potrebbe ridare vigore alla crescita in modo rapido con un’inversione di politica monetaria.”
Sulla Fed pesa chiaramente l’esperienza dei decenni passati, in cui il radicarsi di aspettative inflazionistiche furono seguite da drastiche correzioni dell’attività economica rese necessarie da periodi di restrizione monetaria.

Dai dati economici degli ultimi mesi e dai discorsi di Greenspan si trapela “il rischio che i tassi non possano fermarsi nella parte centrale dell’intervallo di stima della neutralità”. Secondo la Fed of San Francisco,
Estimating the “Neutral” Real Interest Rate in Real Time, le stime del tasso neutrale reale variano all’interno di un intervallo compreso fra il 2 e il 4%. Prendendo in considerazione questi ultimi numeri e rapportandoli al tasso nominale sui fed fund e ad un'inflazione approssimata al 2%, l’istituto di San Francisco arriva a indicare per i primi mesi del 2005 un tasso neutrale di circa il 4,25%.

Il 4,25% può essere oggi indicativo ma i risultati e le previsioni degli ultimi nove mesi dimostrano che l’economia americana continua a crescere a un tasso superiore al potenziale, con il mercato del lavoro in equilibrio nonostante gli effetti degli uragani di agosto. Tutto ciò ci suggerisce la necessità di ricorreggere al rialzo le prospettive di restrizione che potrebbero corrispondere a livelli di tassi d'interesse superiori al 4,5%.

 

Riparte la locomotiva europea

     Caligs  mercoledì, novembre 16, 2005 Permalink 1 comments

Nonostante il tumulto politico dei mesi precedenti, gli ultimi dati economici che sono pervenuti in questi ultimi mesi indicano che l'economia della Germania sta risollevandosi dalla lunga fase di stagnazione, piuttosto velocemente. Si stima che il prodotto interno lordo sia in grado di crescere tra luglio e settembre su base trimestrale dello 0.5%-0.6%. Mentre la ripresa è sostenuta ancora dalle esportazioni, ci sono evidenti segnali di ripresa negli investimenti aziendali mediante spese in macchinari ed equipaggiamento. Ovviamente queste sole due componenti non bastano per affermare che la ripresa dell'economia tedesca poggia su solide basi poiché non si scorge altrettanta vivacità nella spesa al consumo e negli investimenti in costruzioni ma nonostante tutto questo ultimo trimestre dell’anno sembrerebbe essere di buon auspicio per la continuazione di questo momento favorevole per la Germania. L'incremento al di là di ogni previsione dell'indice Ifo per due mesi consecutivi ne è il segno più evidente. Questo forte messaggio di fiducia è stato confermato dal sostenuto trend degli ordini manifatturieri e della produzione industriale che hanno mostrato incrementi del 4.7% e dell'1.2% rispettivamente. L'ammontare principale degli ordini ricevuti, suggerisce che se la domanda di ordini ha iniziato a stabilizzarsi, risultano evidenze di consistenti ordini inevasi. Gli ordini manifatturieri in particolare spiegano che la ripresa attuale è mossa dalle esportazioni se consideriamo che dai livelli di minimo gli ordini esteri hanno guadagnato un 15%, con predominanze di ordini relativi a beni di investimento industriali. Mentre la domanda domestica ha raggiunto solamente un incremento dello 8% dai minimi del 2003. Nonostante un rimbalzo nell'output delle costruzioni da aprile ad oggi la tendenza al ribasso di lungo termine è poco probabile che possa girare proprio ora. La forte domanda estera e le ancor più forti aspettative di export sono riflesse anche sul crescente surplus della bilancia commerciale . Solamente il recente rialzo dei prezzi del greggio ha ridotto il surplus della bilancia commerciale. Nonostante tutto, il surplus commerciale ha beneficiato anche della debolezza dell'euro. Il rischio è che parte di queste esportazioni possano essere finite nelle scorte. Il problema di fondo, per l'economia tedesca è la spesa al consumo che è prevista rimanere debole ancora nel terzo trimestre dell'anno se non addirittura mostrare un declino nel periodo di riferimento. Nonostante un rimbalzo nella fiducia dei consumatori e una continuità nel rialzo dell'occupazione, le vendite al dettaglio, incluse le automobili, sono scese dello 0.9% nel 3°trimestre, lasciando intendere che le rilevazioni del terzo trimestre relative alla spesa al consumo saranno pressoché deboli. Un fattore positivo sembra sopraggiungere dalla inversione di tendenza del tasso di disoccupazione. Naturalmente il processo è stato innescato dalle politiche di Governo in materia di lavoro e occupazione. Tuttavia, le aspettative sulla crescita dell'economia tedesca nella seconda metà dell'anno vanno dall'1.4% all'1.7%, valori annualizzati anche se per l'intero 2005 è molto probabile che il tasso di crescita si fermi ad uno 0.8%-1% annuo, al di sotto della media della zona euro che si aggira sull'1.3%.

 

Aumentano ancora le entrate locali ma...

     Caligs  lunedì, novembre 07, 2005 Permalink 0 comments

Il piano fiscale delle economie locali è stato uno degli argomenti più discussi di questa finanziaria, che andrà a ridurre i trasferimenti da Roma alle regioni e ai comuni. Da ciò si è richiamata attenzione. “Attraverso il provvedimento potrebbero partire le pressioni fiscali da parte dei comuni e regioni per sostituire le mancate entrate”. Oggi il Dipartimento per le Politiche Fiscali del Ministero dell’economia ha diffuso i dati per i primi sette mesi dell’anno pubblicando un dato invariato per le addizionali Irpef comunali e regionali, mentre un anno fa si registrarono incrementi superiori al 10%, e un dato Irap cresciuto del 7,6% che non sembra tener conto della possibile bocciatura di questa tassa da parte della corte di giustizia europea.

Ma come mai Irpef, principale strumento di politica fiscale “federale”, non ha registrato movimenti, mentre Irap non trova ostacoli? Il blocco imposto alle addizionali dal governo nelle ultime finanziarie è riuscito ha contrastare le tentazioni di aumento dell’Irpef da parte delle autorità fiscali locali, mentre l’andamento Irap, che ha differenza non è strozzata dalla finanziaria, è più legato alle dinamiche dell’economia e della produzione.

Il dato sul’Irap non deve e non può essere interpretato come una scappatoia federale per poter integrare la piccola fetta di Irap ricevuta. La sua base imponibile è soggetta a mutamenti da parte dello scenario economico. In questo caso la mancata crescita del Pil è stata sostituita in gran parte dai dati sull’occupazione, che è un elemento anch’esso importante per l’imposta. La variazione dell’Irap è quindi per la maggior parte dovuta alla congiuntura economica, maggiori occupati, incremento dei fatturati, segnali di risveglio nei distretti industriali, che non ha una scelta liberale da parte delle amministrazioni locali.

 

Un'ampia visione di inflazione

     Caligs  sabato, novembre 05, 2005 Permalink 20 comments

In risposta ai commenti di Rebus e Pietro sul post: La Bce preferisce attendere.

L’interpretazione e l’atteggiamento della Bce restano per me corretti. Di questi tempi mi sembra logico e giusto trasferire le priorità di politica monetaria dall’analisi dei tassi di interesse allo studio approfondito dei due tipi di inflazione da me citati nell’ultimo post. L’impegno istituzionale di inflation targeting della Bce come perno per garantire stabilità può essere a volte frainteso se osservato e applicato solo in chiave macroeconomica. Difatti molti vedono l’impegno di una Banca Centrale verso l’inflazione come una contraddizione all’espansione economica, come sta accadendo oggi. Non è così.

Se nello scenario odierno provassimo ad applicare alla variabile inflazione, un tasso del 3% (come desidererebbero Pietro e Rebus), potremo verificare attraverso l’analisi intermarkets e la sua interpolazione con il mercato finanziario, con la microeconomia e la finanza aziendale che un aumento dell’inflazione può provocare i medesimi effetti di un aumento dei tassi di interesse in molti campi.

L’esempio più efficace e di più semplice trascrizione è quello nei mercati finanziari. L’inflazione difatti è uno degli elementi più importati, insieme ai tassi di interesse, per determinare il rendimento atteso di un titolo azionario e correlativamente di un progetto di investimento di un’azienda alla ricerca di finanziamenti.

Bassi tassi di interesse possono essere di aiuto a aziende per finanziare i propri progetti soprattutto quelli più innovativi ma di certo d’altra parte al finanziatore occorre come premio un buon rendimento atteso da parte degli strumenti finanziari emessi dalla stessa impresa (azioni, obbligazioni, ecc.) Purtroppo il rendimento atteso che aspetta al finanziatore sarà proporzionale al rischio presente sul mercato che include come elemento l’inflazione attesa.

Un esempio lo ritroviamo nella teoria di Roll e Ross:
l’Arbitrage Pricing Theory. Richard e Steven nella dimostrazione assumono che il rendimento di ogni azione o portafoglio dipenda in parte da fenomeni macroeconomici, tra cui l’inflazione e i tassi d’interesse, e in parte da fenomeni di disturbo, eventi specifici dell’impresa. Per ogni azione o portafoglio detenuto ci sono due fonti di rischio. La prima è costituita dai fattori macroeconomici che non possono essere eliminati con la teoria di diversificazione del portafoglio finanziario. La seconda è costituita dai rischi che derivano da possibili eventi che influenzano in modo specifico la singola impresa.

Da cio si può facilmente intuire che i mercati finanziari sono molto sensibili ad una variazione dell’inflazione attesa e anche se in misura diversa (dipende dall’entità della variazione) può portare alla medesima ripercussione di una stretta monetaria. Bisogna prestare molta attenzione, il ruolo della Bce e la sua politica monetaria sono fondamentali per garantire stabilità ed espansione. La politica monetaria è un emotivo gioco tra numerosi equilibri.

 

La Bce preferisce attendere

     Caligs  venerdì, novembre 04, 2005 Permalink 2 comments

Il presidente Trichet ha illustrato oggi in occasione della consueta riunione di inizio mese la posizione della Bce e la sua politica monetaria, confermando il suo ruolo da osservatrice non interventista. I tassi di interesse quindi rimangono in Europa al 2%, mentre oltreoceano la Fed sembrerebbe aver terminato la sua stretta monetaria portando martedi scorso i tassi al 4%.

Nella conferenza stampa si è più o meno ribadito quanto detto un mese fa ad Atene. La Bce è pronta ad agire con una stretta monetaria ma tutto dipenderà dall’andamento dell’economia e dal livello inflativo presente nel continente. In questo momento i tassi sono ad un livello appropriato, ma è evidente che l’aumento del prezzo del petrolio si è ormai trasferito sull’inflazione ( 2,5% in Europa) che a sua volta scavalca l’obiettivo della Bce di un’inflazione sotto il 2%. La Bce comunque prende tempo evidenziando come bisogna fare differenza tra un’inflazione derivante esclusivamente dall’aumento del prezzo del petrolio da un’inflazione invece più radicata che oggi appare contenuta.
“Sulla base delle nostre analisi, tenendo conto della crescente pressione sui prezzi originata dagli sviluppi sui prezzi energetici, abbiamo concluso che la politica monetaria rimane ancora appropriata. Di conseguenza abbiamo deciso di lasciare invariati i tassi di interesse ma voglio chiarire che la banca centrale europea è pronta a muoversi sui tassi di interesse in qualsiasi momento e che non stiamo promettendo a nessuno che non lo farà. Voglio anche aggiungere che la Bce deve vigilare fortemente sull’andamento dell’inflazione a causa delle pressioni al rialzo sul costo della vita dovute al caro petrolio. Secondo le ultime indicazioni l’attività economica si sta attualmente rafforzando e ciò è in linea con le previsioni di settembre che indicavano una graduale ripresa a partire della seconda metà del 2005 in avanti. Lo scenario per l’andamento congiunturale rimane soggetto a rischi al ribasso a causa dell’andamento dei prezzi petroliferi. Riguardo allo sviluppo sul fronte dei prezzi le recenti crescite dei prezzi energetici hanno spinto l’inflazione su livelli superiori al 2% e probabilmente l’inflazione resterà elevata nel medio termine, non vi sono però grandi segnali di crescenti pressioni inflazionistiche nell’area euro, rimaniamo comunque preoccupati per i rischi nel medio termine che riguardano l’incertezza circa gli sviluppi sul mercato del petrolio. Per ciò che riguarda le politiche di bilancio le prospettive dei paesi in situazione di deficit eccessivo sono fonte di grande preoccupazione e c’è il rischio che gli obiettivi di risanamento per quest’anno e il prossimo non verranno centrati.”
Il messaggio di Trichet è chiaro: se non ci fossero le tensioni, le incognite e i rischi derivanti dai prezzi del petrolio non vi sarebbe un problema di inflazione in Europa e non ci sarebbero nemmeno dubbi su una crescita dell’area Euro che oggi appare rafforzata. Di conseguenza, in assenza del boom del prezzo del greggio non ci sarebbero stati dilemmi sul costo del denaro.
A Francoforte sembrano ormai costretti a muoversi, lo faranno però appena si avrà una sicurezza sul fronte della crescita economica. E’ evidente che la Bce si trova all’orlo di una svolta in una situazione di disagio, con un tasso di interesse al 2%, con alcuni segnali di ripresa economica e soprattutto in un momento in cui la liquidità è abbondante e vi è un aumento del credito nel settore privato.

 

Alti stipendi per le mucche europee

     Caligs  martedì, novembre 01, 2005 Permalink 3 comments

Mentre nel mondo miliardi di persone vivono con meno di un dollaro al giorno, si viene a sapere attraverso le pagine del Guardian che le mucche Europee hanno ricevuto un sostanzioso aumento. Prima che scattasse la lancetta del nuovo millennio una mucca nostrana riceveva in media sovvenzioni per un importo di $2,20 al giorno, oggi il loro fabbisogno è aumentato del 16%, nel 2004 una mucca percepisce $2,62 al giorno. Con queste cifre l’entità necessaria per gli allevamenti è nettamente superiore al loro rendimento.

L’Europa deve impegnarsi e capire a fondo il concetto di globalizzazione sinonimo di apertura, termine opposto alla protezione, ostacolo dello sviluppo. Nel 2000 i paesi dell'Ue, compreso la Francia, hanno ratificato l’agenda di Lisbona impegnandosi tutti per "the most competitive and dynamic knowledge based economy in the world by 2010". Oggi l’Europa sta andando contro quell’impegno ostacolando la riforma della politica agricola, riducendo gli investimenti nella scienza e nella tecnologia, giudicando e puntando il dito verso gli altri coinquilini.

Paul Wolfowitz, direttore della banca mondiale, ha parlato al riguardo di fronte ai parlamentari riuniti a Helsinki la scorsa settimana. "The world's poor have the most to gain from trade liberalisation" è il sunto del discorso. Inoltre ha aggiunto quanto sia importante per lo sviluppo europeo e mondiale il successo del Doha round.

 

Nasce Open Europe

     Caligs  Permalink 0 comments

Dopo la disfatta della costituzione europea, occorre un periodo di riflessione per definire il futuro dell'Europa. Discutere e comprendere sono gli obiettivi della nuova Open Europe lanciata da Neil O’Brien. Di chiara posizione l’organizzazione propone e commenta ragionevoli idee sul libero mercato in Europa.
Ecco la loro missione:

"While we are committed to European co-operation, Open Europe believes that the EU has reached a critical moment in its development. 'Ever closer union', espoused by Jean Monnet and propelled forwards by successive generations of political and bureaucratic elites, has failed. The EU's over-loaded institutions, held in low regard by Europe's citizens, are ill-equipped to adapt to the pressing challenges of weak economic growth, rising global competition, insecurity and a looming demographic crisis.

Open Europe believes that the EU must now embrace radical reform based on economic liberalisation, a looser and more flexible structure, and greater transparency and accountability if it is to overcome these challenges, and succeed in the twenty first century.

The best way forward for the EU is an urgent programme of radical change driven by a consensus between member states. In pursuit of this consensus, Open Europe will seek to involve like-minded individuals, political parties and organisations across Europe in our thinking and activities, and disseminate our ideas widely across the EU and the rest of the world."

 

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Global Corruption Report
Explores how civil society, the public and private sectors and the media use and control information to combat - or conceal - corruption.

History of Economics
The History of Economics web site provides online access to resources for teaching, scholarship and research in the history of economics and the history of economic thought.

International Monetary Fund
IMF - Fondo Monetario Internazionale

National Association for Business Economics
NABE is an association of professionals who have an interest in business economics and who want to use the latest economic data and trends to enhance their ability to make sound business decisions.

OCSE
Organisation for the Economic Cooperation and Development

OECD
Organization for Economic Cooperation and Development

OPEC
Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio

Transparency International
L'organizzazione propone un indicatore della corruzione nei diversi paesi

World Bank Group
Banca Mondiale

World Trade Organizaton
WTO - World Trade Organization, Organizzazione Mondiale del Commercio.

 
 

In questo blog si possono leggere riflessioni e valutazioni sul mondo dell'economia che derivano sempre e comunque da conoscenze e percezioni strettamente soggettive, parziali e discrezionali. Dunque, assolutamente soggette a errori di interpretazione e valutazione. Si segnala, inoltre, che questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Non puo' pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge numero 62 del 7.03.2001.