Petrolio. Conseguenze di un monopolio energetico
Caligs ║ martedì, giugno 21, 2005 ║ Permalink ║ 3 comments
Il petrolio, è di nuovo sotto gli occhi di tutti e si appresta ha ricevere soprattutto in questa settimana, l'attenzione di operatori, società e organi istituzionali. Le quotazioni per il settore Oil e Gas, che raggiunge i 376 punti nel mercato europeo e il prezzo di circa 60$ a Wall Street, sembrerebbe continuare a salire.Il quadro tecnico ovviamente consolida i trend previsti al rialzo, sia nel medio sia nel lungo periodo, e porterà nei prossimi giorni ad un test del mercato, necessario per attribuire alla fluttuazione il relativo peso, confermando o meno le preoccupazioni che si stanno diffondendo nelle economie mondiali.
Il problema riguarda anche la gallonante economia cinese e a dimostrarlo è l’allarme utili, proveniente dalla sua industria automobilistica. Nei primi quattro mesi del 2005 i profitti del settore hanno raggiunto gli 1,5 miliardi di dollari, il 57% in meno rispetto allo stesso periodo del 2004, a causa dell'aumento degli sconti e dei costi dei materiali grezzi: gomma, materiali plastiche, acciaio e indirettamente il carburante. In Cina l’auto è ancora un bene per pochi consumatori. Ha penalizzare il mercato è il basso potere d’acquisto della popolazione e l’elevato costo di combustibili, conseguenza della politica di uno Yuan super-svalutato, che rende svantaggioso acquistare materie prime dall’estero.
Quest’analisi, se confermata, avrà una conseguenza immediata sul livello dei prezzi e successivamente sulle decisioni di politica economica di vari paesi. Grennspan che da tempo riflette su una variazione del saggio di interesse per contrastare la bolla immobiliare presente in alcuni paesi degli States, sarà quindi costretto a concedere un rialzo dello strumento di un quarto di punto percentuale nella riunione della Fed che presidierà il 29 – 30 giugno. Dall’altra parte dell’atlantico la vicenda consegnerà un ulteriore grattacapo alla Bce che, oltre a gestire un insieme di Paesi con economie divergenti, dovrà combattere l’inflazione senza contare su una variazione dei tassi che molti ritengono gia elevati.
Mentre l’Opec, attraverso la conferenza di Vienna, cerca di direzionare i riflettori sull’ottimismo, promettendo un aumento dell’offerta da 27,5 milioni di barili al giorno a 28 milioni, gli esperti attribuiscono diverse origini alla crisi. Nel Business Week on-line della casa editrice McGraw-Hill, Stanley Reed accusa principalmente l’eccessiva e costante preoccupazione presente nei mercati originata dall’altalenante situazione presente nei paesi produttori, mentre in un’intervista per Il sole 24 ore, il direttore esecutivo del Centre for Global Energy Studies, Fadhil Chalabi, punta il dito contro l’Opec e attribuisce la causa dell’aumento dei prezzi alla scarsa qualità del petrolio estratto:
“….in verità l’Opec ha fatto davvero poco. Grazie al caro-barile i loro bilanci si sono gonfiati. Eppure hanno destinato agli investimenti per migliorare la capacità produttiva solo una piccola parte di tali entrate. E il risultato è sotto gli occhi di tutti”.A mio modo di vedere, l’unica cura per ridurre il prezzo del greggio sembrerebbe quella di abbattere il suo monopolio. Investendo e diversificando la produzione energetica e applicando al settore le regole di costruzione di un portafoglio finanziario, oltre alla possibilità di gestire il rischio, si può essere in grado addirittura di minimizzarlo.
3 Comments:
quello che stavo cercando, grazie
molto intiresno, grazie
imparato molto
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