Lavoro precario? Si, se è remunerato
Caligs ║ martedì, novembre 22, 2005 ║ Permalink ║ 4 comments
L’hanno ribattezzata come una generazione a libertà vigilata con pochi vincoli ma che per scelta o necessità rinvia il più possibile la scelta definitiva del lavoro e il distacco dalla famiglia. Ai trentenni dedica un’attenzione particolare anche l’ultimo rapporto dell’Isfol che si concentra sui nativi del 1974. Ne emerge che se in tre su quattro hanno un impiego, due su cinque continuano comunque a vivere in famiglia. Spesso si tratta di una scelta obbligata o quasi visto che in un caso su due il reddito mensile rimane al disotto dei 1000 euro e quasi mai supera i 1500, ha guadare di più è infatti solamente un trentunenne ogni dieci. La Laurea specie se è scientifica rimane una carta vincente per l’accesso al mondo del lavoro ma non una garanzia di posto fisso, sono infatti i diplomati ad avere la più alta percentuale di rapporti a tempo indeterminato. L’Isfol registra anche un aumento della presenza femminile nel mondo del lavoro, tuttavia la quota di partecipazione femminile si ferma ancora al 50,6% il livello più basso in Europa e in un caso ogni otto la maternità si traduce in nell’abbandono del posto di lavoro anche a causa della latitanza dei servizi pubblici. Quanto alle tendenze più generali del nostro mercato del lavoro lo scorso anno l’Isfol ha registrato un incremento dell’occupazione dello 0,8% vale a dire più che nel resto d’Europa anche se la percentuale di chi lavora sul totale della popolazione rimane tra le più basse del vecchio continente. Quanto alle nuove forme contrattuali prosegue la diffusione del part-time che ormai interessa il 13% di tutti gli occupati. Crescono se pur più lentamente anche i contratti a termine e se diminuisce la quota di chi alla fine del rapporto si trova disoccupato aumenta anche il numero di chi rimane a lungo nella situazione di occupazione temporanea. In lieve crescita infine anche la quota dei contratti a termine che si trasformano in posto fisso, un passaggio che avviene nel 40% dei casi.L’Italia ha segnato lo scorso anno uno 0,8% di crescita occupazionale rispetto allo 0,5% della media europea e ha anche registrato un significativa flessione della disoccupazione femminile proprio nel meridione con un -2%. Va sottolineato che si registrano al tempo delle criticità: rallenta il tasso di disoccupazione dopo la crescita degli ultimi anni, le tipologie lavorative a termine sono diminuite rispetto all’anno precedente pur continuando ad interessare di più donne e giovani. Continua indisturbata la diffusione del part-time. Negli ultimi dieci anni è raddoppiato il numero dei lavoratori che utilizza questa tipologia contrattuale. Un discorso a parte credo meriti il tema della partecipazione femminile al lavoro. Il problema della maternità e della carenza di struttura pubbliche di appoggio sociale rimangono un problema che va oltre questo ambito. Le riforme varate negli ultimi anni, mi riferisco alla legge Biagi e ancora di più per quella dell’istruzione, hanno oggettivamente modificato il sistema del lavoro e della formazione. E’ ancora molto presto per cogliere a pieno la loro efficacia.
4 Comments:
chi scrive l'articolo dovrebbe tornare alle elementari e studiare, tra le altre cose, quando la a va scritta con h e quando no...
Una volta che hai trovato un lavoro, i problemi non sono comunque finiti, perchè în Italia oggigiorno un ingegnere prende poco piu' di un commesso e molto meno di un idraulico.
Sono d'accordo...
è la triste verità...e se esci da casa comunque i problemi sono ancora tanti. Il cambio euro lira non ci ha decisamente aiutato ma..che dire del fatto che in Italia ancora si trovi lavoro per lo più grazie alle "spintarelle"
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