Rafa e la direttiva Bolkestein
Caligs ║ giovedì, novembre 24, 2005 ║ Permalink ║ 1 comments
E' forse Rafa l'idraulico polacco che invaderà il mercato del lavoro occidentale grazie alla direttiva servizi, meglio nota come direttiva Bolkestein? Probabilmente il giovane disoccupato che abbiamo incontrato nella città di Lodz non lascerà mai la propria terra, ma la leggenda dell'idraulico polacco ha fatto rapidamente il giro d'Europa, scatenando un'ondata di reazioni contrarie e affondando -insieme ad altri temi controversi- persino il referendum francese sulla Costituzione Europea. Ma cosa si intende per "direttiva sulla liberalizzazione dei servizi"? Un dato -da solo- spiega l'importanza della normativa, attualmente in discussione all'Europarlamento: la direttiva copre un mercato che rappresenta il 50% dell'attività economica europea e il 70% del Pil prodotto nell'Unione. L'idea di fondo è favorire una maggiore concorrenza tra le imprese comunitarie, eliminando le troppe barriere nazionali che ancora impediscono a un prestatore di servizi di operare liberamente in un altro Stato membro, il tutto nell'ottica di un mercato unico e integrato. La proposta originale presentata da Frits Bolkenstein copre una miriade di settori: dalle consulenze legali e fiscali alle imprese di costruzione, dalle agenzie di lavoro interinale alle cure sanitarie, ma esclude trasporti, servizi finanziari e servizi come l'istruzione. I vantaggi di questa direttiva sono evidenti: maggiori operatori = più libertà di scelta e tariffe più basse per i consumatori. Gli svantaggi hanno un altrettanto evidente risvolto sociale: nel mirino c'è il principio del cosidetto "Paese d'origine", in base al quale un'impresa di servizi può operare in un altro Stato obbedendo solo ai requisiti amministrativi e giuridici in vigore nel proprio Paese. Le disparità presenti sui mercati del lavoro, a livello salariale e livello fiscale nell'Europa a 25 fanno ipotizzare -ai più scettici- scenari di dumping sociale o delocalizzazione, con rischi occupazionali per i lavoratori occidentali. Per questo le forze di centrosinistra all'Europarlamento chiedono una definizione più precisa dei servizi coperti dalla direttiva, escludendo quelli di interesse pubblico, e propongono che sia lo Stato in cui viene prestato il servizio a dettare le regole nei confronti delle imprese o dei professionisti stranieri.Certo, la razionalità e il comportamento sociale rientrano a far parte di quei fattori analizzati dalla politica economica. “La volontà del popolo” a cui si ispira Downs (1957) riflette pienamente la funzione del benessere sociale, che sembrerebbe oggi bocciare la liberalizzazione dei servizi. Resta solo da chiedersi se questo popolo abbia le capacità di comprendere e successivamente desiderare le conseguenze della liberalizzazione e delle barriere, o proponga irrazionalmente il proverbio“Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quel che trova”,ù diffondendo timori irreali. Eppure si tratta solo di replicare la liberalizzazione delle merci avvenuta con la nascita del mercato comune europeo. L’Unione Europea attraverso l’abolizione delle barriere doganali, con la nascita dei principi di libertà di fornitura e quelli di libertà di stabilimento, ha dato in questi ultimi 40 anni un grande impulso alle sue imprese e più potere di acquisto ai consumatori.
1 Comments:
Saluti,
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Sono rifinito..
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