Oro, rame e posizione corta sui Futures
Caligs ║ venerdì, novembre 18, 2005 ║ Permalink ║ 0 comments
Mentre il mercato petrolifero sembra aver riassorbito completamente le tensioni speculative di agosto ora ad allarmare i mercati ci hanno pensato altre due commodities. In questa settimana sia l’oro che il rame hanno raggiunto quotazioni di massimo relativo perfettamente in grado di creare al livello inflazionistico gli stessi grattacapi di un greggio quotato sopra i 60$ al barile.L’oro che registra 487,8$ all’oncia (31,1g), un +56% nel terzo trimestre dell’anno, non sorprende gli analisti che lo davano gli da qualche mese a 500$ per la fine dell’anno. Il metallo prezioso da sempre considerato un investimento rifugio, in questo caso chi lo acquista vuole proteggersi da un rischio di inflazione, ha beneficiato della rivalutazione del doloro con il quale ultimamente ha un rapporto storicamente insolito di perfetta correlazione. Per quanto il prezzo dell’oro possa mai salire non avrà mai le conseguenze di un elevato grado inflativo nel mercato degli altri metalli, quelli un po’ meno di lusso che costituiscono un elemento essenziale per i costi produttivi industriali.
Il mercato del rame è da tempo rovente con quotazioni volate alle stelle negli ultimi due anni è cresciuto del 35,5% solo negli ultimi 10 mesi fino a 4.200$ a tonnellata. E se le alte temperature scaturiscono gli appetiti degli speculatori diventa anche facile scottarsi. E’ quello che sta accadendo a Liu Qibing, funzionario dell’apparato statale cinese che a pechino però ricopre il ruolo chiave di responsabile delle materie prime. Convinto che i prezzi del rame sarebbero presto scesi quest’estate ha venduto allo scoperto, ossia senza esserne ancora in possesso, contratti con consegna fine 2005 di 150-200 milioni di tonnellate di rame al prezzo di 3.500$ a tonnellata. Se le quotazioni fossero scese, il governo cinese avrebbe incassato la differenza tra i 3.500$ di vendite allo scoperto e il prezzo reale più basso. Le cose sono però andate in maniera completamente opposta alle volontà di Qibing, che contava sull’effetto restrittivo dei tassi d’interesse Usa, visto che i prezzi del rame sono volati oltre i 4.000$. Il Governo cinese a ora l’impegno di consegnare fino a 200 milioni di tonnellate di rame a 350.000 $ e allo stato attuale vorrebbe dire perdere 200 milioni di dollari. Pechino sta così cercando di ricorrere ai ripari tentando di raffreddare le quotazioni con vendite pilotate e annunciando già di avere a disposizione grandi quantità di rame. Il Governo, inoltre sta cercando di prendere le distanze dal suo funzionario ed è arrivato a minacciare di non onorare i contratti. Alla borsa dei metalli di Londra dove viene trattato il rame è così ritornato ad aleggiare lo spettro del colosso nipponico Sumitomo che nel 1996 coinvolto a sua volta in speculazioni sul rame alla fine non onorò i contratti per 2,6 miliardi di dollari.
Per i produttori di materie prime l’hedging dinamico è uno strumento abbastanza familiare per cercare di diminuire i costi di approvvigionamento, ma come dimostra una serie storica ricchi di eventi simili alla Sumitomo si tratta di strumenti o meglio posizioni finanziarie di difficile valutazione. Oltre ai soliti problemi di stima probabilistica, le previsioni sulle commodities ad differenza di altri strumenti finanziari non possono poggiarsi su un tipo di analisi fondamentale e ne in parte su una di analisi intermarket.
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