LaTurchia attuale e' il prodotto di una serie di ribellioni, rivoluzioni e
riforme tese a costruire un moderno Stato europeo. La storia la unisce al nostro
continente, ma questo non rende certo pi facili i negoziati di oggi.
In seguito all'apertura commerciale e al
processo di modernizzazione il Governo di Pechino ora si vede lottare contro
ideali democratici provenienti dall'interno e dall'esterno del paese.
Energia
Stiamo entrando nella seconda metà
dell'era del petrolio, che sarà caratterizzata dal declino degli
approvvigionamenti. Potrebbe essere la fine dell'economia come la conosciamo
oggi ma fare previsioni è impossibile, perchè sarà la prima volta che
una risorsa cruciale esaurirà .
Le organizzazioni sindacali europee scendono in piazza contro la direttiva Bolkestein. In un comunicato diffuso ieri, la Confederazione Europea dei sindacati (Ces) ha indetto per il prossimo 14 febbraio una mobilitazione di protesta a Strasburgo: una manifestazione davanti al Parlamento Europeo in occasione della discussione della direttiva sulla liberalizzazione dei servizi nell’Ue.
Normalmente, gli economisti interpretano le resistenze a riforme di questo tipo attraverso le lenti del teorema di Stolper-Samuelson: i rendimenti di un fattore la cui offerta è relativamente scarsa sono destinati a ridursi quando l’economia si apre al commercio. Così, se non si possono introdurre trasferimenti compensatori, alcuni gruppi sociali si opporranno alla liberalizzazione.
Il problema con questa posizione è che si deve guardare alle parrucchiere francesi come a una parte di un gruppo più ampio: i lavoratori "non qualificati". I quali, se in scarsa offerta rispetto all’Est, soffrirebbero di ogni commercio in beni in cui è prevalente l’uso del fattore di lavoro non qualificato. Non c’è dunque alcuna ragione per cui le parrucchiere francesi dovrebbero preoccuparsi delle parrucchiere polacche e non, per esempio, delle lavoratrici tessili di quel paese, o della concorrenza dei milioni di disoccupati senza alcuna specializzazione presenti nel mercato del lavoro francese. Anche se poi dovessero ancora temere per una pressione concorrenziale diversifichino il prodotto della propria attività o si specializzino ancora come hanno fatto milioni di piccole e medie imprese quando si è assistito alla liberalizzazione nel mercato delle merci.
Viene quindi da chiedersi: Perché il processo di liberalizzazione delle merci non ha dato vita a nessun dibattito ma al contrario è stato accolto con stimolo da parte dei management delle aziende interessate? Che differenza passa tra il mercato dei servizi e quello dei beni? La teoria economica arcaica del liberalismo di Smith non considera nessuna divergenza mentre quella più recente di Amartya Sen e di Benoìt Mandelbrot (matematico padre della finanza frattale), e la critica al modello da parte di Neo-Keynesiani come Vernon Smith, Daniel Kahneman e Daniel McFadden, mette in luce una chiara realtà. La stessa società, che la corrente liberale ha dotato di potere decisionale attraverso il passaggio dalla centralità governativa delle decisioni economiche (lo stato nel modello sociale o comunista), è irrazionale o meglio non è in grado di giudicare e stabilire le giuste strategie economiche (e non) che possono creare un valore aggiunto sociale (nel senso più ampio del termine) nel tempo. Non è sorprendente che le decisioni degli uomini del mondo reale si discostino dalle decisioni ideali della teoria economica. Pochi di noi sarebbero infatti disposti a ritenere che i propri simili siano perfettamente razionali. Nella vita di tutti i giorni proviamo gioia, paura, rabbia e altri sentimenti che condizionano le nostre scelte in modo poco “calcolato”. Che si tratti di scegliere quale prodotto acquistare o come investire denaro, il nostro accesso alle informazioni e le nostre capacità di calcolo rivelano immancabilmente i loro limiti. Gli economisti più aperti ai dibattiti lo sanno bene, ma hanno a lungo ritenuto, al fine di spiegare il comportamento economico e il funzionamento dei mercati, che le deviazioni dalla razionalità siano trascurabili. La razionalità è l’enorme ostacolo della globalizzazione economica e non solo, basta pensare a delle elezioni democratiche in una nazione composta da persone “politicamente” irrazionali. Per chi lo sta pensando non intendo affatto criticare l’intervento militare in Iraq, anzi, credo che colmare un deficit razionale sia il compito di qualsiasi individuo o soggetto giuridico intento ad esportare gli ideali di libertà, democrazia e globalizzazione.
Pesante tonfo a Wall Street di Google: il motore di ricerca perde il 10% in apertura di seduta. Un calo legato ai deludenti dati di bilancio rilasciati ieri notte e che equivale ad una perdita della capitalizzazione di mercato di 11,5 miliardi di dollari. Crollo anche alla Borsa di Francoforte (-14%). Avvisati appena in tempo!!!
Non c’è andato morbido il famoso economista americano Nouriel Roubini. Nell’intervento concessogli a Davos ha espresso tutta la sua preoccupazione sulla fragilità del sistema che regola l’Unione Monetaria Europea e ha previsto un futuro argentino per l’Italia pur non segnalando a mio avviso i veri problemi che possono portare il “Bel Paese” a tale destino. (Ecco il sunto del suo discorso tradotto da lavoce.info.)
I limiti di Roubini: 1. Il tasso di crescita medio nell’Eurozona è sceso dal 2001 in poi. Perciò la dispersione (deviazione standard) dei tassi di crescita intorno a questa media più bassa, sarà inferiore. Si dovrebbe piuttosto guardare al coefficiente di variazione (la deviazione standard divisa per il tasso di crescita medio) per avere una corretta misura della dispersione. E quest’ultima misura mostra una crescita della divergenza.
2. La deviazione standard tra il 1999 e il 2005 è stabile perché le tre grandi economie europee (Germania, Italia e Francia) sono crescite poco tutte e tre insieme. Così, la bassa dispersione è dovuta a una scarsa crescita delle tre maggiori economie, ma la distanza tra questi paesi che restano indietro e gli altri dell’area euro è cresciuta.
3. Gli Stati Uniti sono molti diversi dai paesi dell’Unione Europea su due aspetti fondamentali. Primo, se si verifica una recessione in Texas, la gente fa i bagagli e si sposta verso gli Stati con più alto tasso di crescita e occupazione, cioè c’è una maggiore mobilità del lavoro negli Stati Uniti rispetto all’Eurozona. In secondo luogo, il federalismo fiscale (il cambiamento automatico e discrezionale in tasse, spesa e trasferimenti) implica che una caduta di un dollaro nel prodotto di stato Usa nel corso di una recessione regionale porti a una riduzione di soli 60 centesimi nel suo reddito effettivo.
Mentre i primi due appaiono opinioni contrastabili proprio perché il centro studi della Bce ha dimostrato con il tempo che la deviazione standard dei tassi di crescita dei paesi dell’Area-Euro, considerate nelle operazioni distribuite come variabili normali standard (cioè con lo stesso peso, facendo decadere l’ipotesi del punto 2), si attesta su una dispersione pari a quella prodotta nei calcoli degli Stati Uniti; il terzo punto che descrive la mobilità del mercato del lavoro può essere definito il vero tallone di Achille nel sistema-Europa.
Giornata piena alla Fed! A distanza di poche ore dall'addio ad Alan Greenspan, che ha retto per quasi 20 anni sotto quattro presidenti americani la politica monetaria degli Stati Uniti, il Fomc ha rialzato per la quattordicesima volta consecutiva i Fed Funds di un quarto di punto, portandoli al 4,50%, il livello piu' alto da aprile 2001. Nel comunicato emesso al termine della riunione, si legge che "altre moderate strette monetarie potrebbero essere necessarie", una frase che ha consentito al biglietto verde di recuperare qualche posizione ma senza eccesso, con gli analisti ancora divisi sulle future strategie della Federal Reserve che sara' ormai guidata da Ben Bernanke, con un mandato di 4 anni rinnovabile. L'euro/dollaro e' rimasto questa mattina sui valori della vigilia, a 1,2157, senza farsi influenzare dal discorso di Bush sullo Stato dell'Unione, nel quale il presidente afferma di voler migliorare la competitivita' degli Stati Uniti e di ridurre del 75% entro il 2025 la dipendenza degli Usa dall'import di petrolio dal Medio Oriente. Stabili anche l'euro/yen, a 142,43 e il dollaro/yen, a 117,13. Attesi oggi gli indici manufatturieri di gennaio in Eurolandia e negli Usa. Descritto come un imperatore da tutta la stampa mondiale, Alan Greenspan può ora dedicarsi alla famiglia, al suo amato sassofono e a riporre nell’album le fotografie di questi anni. Il suo impegno verso la stabilità di prezzi ha portato ad ampi benefici: riducendo notevolmente le incertezze nei mercati, le imprese hanno potuto usare più efficientemente e costantemente le loro risorse in modo da dedicarsi completamente ai bisogni dei clienti e degli investitori. (Tra tutti i commenti quello con maggior significato l'ha scritto Milton Friedman.)
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and the media use and control information to combat - or conceal - corruption.
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