L'Ume secondo Roubini
Caligs ║ mercoledì, febbraio 01, 2006 ║ Permalink ║ 0 comments
Non c’è andato morbido il famoso economista americano Nouriel Roubini. Nell’intervento concessogli a Davos ha espresso tutta la sua preoccupazione sulla fragilità del sistema che regola l’Unione Monetaria Europea e ha previsto un futuro argentino per l’Italia pur non segnalando a mio avviso i veri problemi che possono portare il “Bel Paese” a tale destino. (Ecco il sunto del suo discorso tradotto da lavoce.info.)I limiti di Roubini:
1. Il tasso di crescita medio nell’Eurozona è sceso dal 2001 in poi. Perciò la dispersione (deviazione standard) dei tassi di crescita intorno a questa media più bassa, sarà inferiore. Si dovrebbe piuttosto guardare al coefficiente di variazione (la deviazione standard divisa per il tasso di crescita medio) per avere una corretta misura della dispersione. E quest’ultima misura mostra una crescita della divergenza.
2. La deviazione standard tra il 1999 e il 2005 è stabile perché le tre grandi economie europee (Germania, Italia e Francia) sono crescite poco tutte e tre insieme. Così, la bassa dispersione è dovuta a una scarsa crescita delle tre maggiori economie, ma la distanza tra questi paesi che restano indietro e gli altri dell’area euro è cresciuta.
3. Gli Stati Uniti sono molti diversi dai paesi dell’Unione Europea su due aspetti fondamentali. Primo, se si verifica una recessione in Texas, la gente fa i bagagli e si sposta verso gli Stati con più alto tasso di crescita e occupazione, cioè c’è una maggiore mobilità del lavoro negli Stati Uniti rispetto all’Eurozona. In secondo luogo, il federalismo fiscale (il cambiamento automatico e discrezionale in tasse, spesa e trasferimenti) implica che una caduta di un dollaro nel prodotto di stato Usa nel corso di una recessione regionale porti a una riduzione di soli 60 centesimi nel suo reddito effettivo.
Mentre i primi due appaiono opinioni contrastabili proprio perché il centro studi della Bce ha dimostrato con il tempo che la deviazione standard dei tassi di crescita dei paesi dell’Area-Euro, considerate nelle operazioni distribuite come variabili normali standard (cioè con lo stesso peso, facendo decadere l’ipotesi del punto 2), si attesta su una dispersione pari a quella prodotta nei calcoli degli Stati Uniti; il terzo punto che descrive la mobilità del mercato del lavoro può essere definito il vero tallone di Achille nel sistema-Europa.
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