Tra i due litiganti il terzo surgela
Caligs ║ martedì, gennaio 24, 2006 ║ Permalink ║ 1 comments
Non si tratta di un calo di produzione o di un ridimensionamento delle fonti di gas combustibile russo. La crisi del Gas che questi giorni metterà in crisi il settore industriale e la società italiana è il frutto di una tensione politica tra Russia e Ucraina che ha avuto inizio tre anni fa per una bolletta non onerata dal governo ucraino. Come in passato è accaduto con il greggio, il problema del gas evidenzia la vulnerabilità del nostro paese e ripropone il dibattito sulla precarietà delle fonti (la Russia ne è un esempio) la scarsa politica di diversificazione delle risorse e la dipendenza energetica. Ancora una volta, come ha fatto spesso questo blog, c’è chi rimpiange e ripropone la strada dell’energia nucleare.Scrivo questo post dando per scontato un corretto comportamento della Russia che in termini economici può oggi usufruire di un vantaggio assoluto nella produzione e distribuzione di gas verso molti paesi europei. Spero che le tensioni diplomatiche che coinvolgono i territori della ex Unione Sovietica non siano un pretesto per speculare sul prezzo della materia prima che sicuramente vedremo crescere in settimana. Di Opec ce n’è solo una.Negli ultimi giorni, più di un pensiero sarà andato al referendum del novembre 1987 che sancì l’abbandono del nucleare da parte dell’Italia. Al di là dei giudizi etici e politici che accompagnarono la campagna referendaria, non c’è dubbio che le risorse energetiche assicurate dal nucleare ora farebbero comodo al Belpaese. Di un’emergenza energetica si parla da tempo, ma ora alla corsa del prezzo del petrolio si è aggiunta anche la carenza di gas. ......
……. Stando ai dati forniti dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, solo nei primi tre giorni, la riduzione delle forniture è passata dal 5,4% al 12%. Il ministro per le Attività produttive, Claudio Scajola, ha negato qualunque allarmismo ma non ha potuto esimersi dall’adottare dei provvedimenti straordinari. Oggi, infatti, la fornitura di gas alle aziende con contratti interrompibili verrà ridotta di 5 milioni di metri cubi e presto un decreto metterà sul piatto incentivi per quelle società che decideranno di aderire al risparmio dei consumi.
Enel ed Edison si sono inoltre dette disponibili a bruciare olio combustibile al posto del metano, ma anche questa misura ha un prezzo. In termini monetari, visto che le aziende dovranno essere ricompensate per l’aumento dei costi imposti dalla conversione. Ma anche in termini ambientali, visto che la maggior parte delle risorse di olio combustibile non sono prive di componenti di zolfo, elemento altamente
inquinante. Si potrebbe perfino ricorrere a quelle riserve che, per l’alto tenore di zolfo, erano state messe al bando tre anni fa.
Tornando invece ai costi che, da qui a marzo, dovranno essere affrontati per rispondere all’emergenza, una prima stima parla di circa 600 milioni di euro e il timore è che a farne le spese siano i consumatori, attraverso un nuovo rincaro delle bollette. La speranza, invece, è che, imparando da questa emergenza, il problema del fabbisogno energetico italiano, e in particolare dell’eccessiva dipendenza dalle riserve straniere, sia finalmente affrontato con un progetto di ampio respiro.
ALAN FRIEDMAN per miaeconomia
1 Comments:
imparato molto
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