Petrolio: rimpatriata speculativa
Caligs ║ martedì, dicembre 13, 2005 ║ Permalink ║ 0 comments
Lo shock creato dai significativi più alti prezzi del petrolio e la dislocazione causata dagli uragani hanno temporaneamente ridotto la domanda statunitense di prodotti petroliferi. I volumi a gennaio a novembre 2005 si sono progressivamente ridotti nel corso dell'anno. Inoltre il rialzo provocato dalla dislocazione sembra pesare con un certo ritardo sulla crescita del prodotto interno lordo. Inoltre le condizioni eccezionali di tempo temperato in questo inverno sia negli Usa e in Europa hanno ridotto la domanda per gasolio da riscaldamento, gas naturale ed energia elettrica. In ottobre, per esempio, la temperatura negli stati uniti è scesa di 15 gradi sotto la norma. Questi fattori temporanei combinati con la persistente moderazione delle importazioni della Cina finora, in rialzo del 3% da gennaio da ottobre, confrontato con la media del 2005, stanno incrementando un chiaro risultato: la domanda di petrolio è decisamente più bassa di quanto stimato in precedenza. Va considerato che l'International Energy Agency, la quale ha sempre sottostimato la domanda in passato, ha da poco rivisto la ribasso le stime per il quarto trimestre. Da una prospettiva di lungo termine, il rialzo dei prezzi petroliferi dal 2000 può comportare dei comportamenti di conservazione dell'energia, come negli Usa dove l'utilizzo di energia rispetto al Pil reale è scesa dell'8% tra il 2000 e il 2004. Se guardiamo dal lato dell'offerta, un'incompleta ripresa degli impianti nel Golfo del Messico di impianti produttivi e raffinerie, produzione e trasformazione di gas hanno lasciato i mercati statunitensi vulnerabili a nuovi shocks. Basta un inverno più freddo del previsto per creare uno strappo al rialzo dei prezzi energetici e conseguentemente un notevole incremento nelle bollette dei consumatori. A ben guardare con i prezzi del gasolio più alti del 20% rispetto all'anno scorso e i valori del gas naturale che hanno raddoppiato, i consumatori statunitensi rischiano di pagare dai 30 ai 35 miliardi dollari in più rispetto a quelli sborsati nel 2004. Ma il caldo inverno di Novembre ha permesso ai produttori di creare delle scorte più consistenti rispetto alla media, fornendo un margine per calmierare l'eventuale eccesso di richiesta nel momento in cui il freddo si farà pungente. Ma sono previsti ancora settimane di temperature calde e superiori alla media negli stati uniti,scongiurando per il momento bollette più care. Il mercato dei future stanno prezzando un lieve incremento dei prezzi petroliferi per metà del 2006, prima di anticipare una moderata flessione. Questa forma inusuale della curva dei prezzi dei futures, sembra dipendere dai magazzini di scorte. Per mancanza di capacità di immagazinaggio, sia in Europa che in Usa il valore marginale dei prodotti raffinati oggigiorno è basso: ossia risulta senza valore raffinare oltre certi livelli se non vi è possibilità di immagazzinarlo. E i prodotti di raffineria tendono alla piena capacità tendono a guidare il mercato "crude". E in questo momento l'industria di raffineria è in piena capacità. Mentre la crescita del Pil mondiale rimarrà robusta per il prossimo anno altrettanto forte rimarrà la domanda di prodotti raffinati e non. Solamente nel 2007 le tensioni attuali per eccesso di domanda si attenueranno.Ma nel breve termine le condizioni del tempo nelle aree economiche più importanti, Usa, Europa e Giappone, sono i fattori di rischi determinanti di rialzo dei prezzi. Nel medio termine il fattore chiave è il tasso di crescita mondiale e il suo impatto sulla domanda di prodotti petroliferi. Inoltre poichè non si è ancora preso provvedimenti per incrementare significativamente la capacità produttiva delle raffinerie, una domanda più consistente, soprattutto proveniente dalla Cina, o una offerta limitata può ancora spingere verso 70/80 dollari al barile il prezzi del greggio.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home