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A dovish interpretation

     Caligs  venerdì, dicembre 16, 2005 Permalink 2 comments

Come ampiamente scontato oramai anche da i non addetti ai lavori la Federal Reserve ha ritoccato al rialzo, per la tredicesima volta consecutiva, i tassi d' interesse dello 0,25% portandoli così al 4.25%. L'unica nota diversa di questo incontro rispetto a tutti gli altri è stata la precisazione del fatto che l' attuale livello del costo del denaro negli Usa non è più "accomodative", cioé tale da favorire una politica espansiva. Il termine "accomodative", sempre utilizzato per accompagnare la stretta monetaria, sparisce dal tradizionale comunicato finale al termine del board. Questa omissione è stata più che sufficiente per alimentare i mercati azionari, con gli indici di Borsa in accelerazione, e delle valute, con il dollaro in calo verso l' euro. A questo punto l'attenzione è tutta rivolta ad un orizzonte temporale più ampio in vista quindi che termini la lunga saga del rialzo dei tassi, iniziata a giugno del 2004 e non ancora interrotta. In ogni caso il Fomc non ha tralasciato di sottolineare che potrebbero ancora esserci delle ulteriori e contenute strette che si renderebbero necessarie per conservare in equilibrio la crescita economica sostenibile (con particolare riguardo al settore occupazionale) e la stabilità dei prezzi ossia i punti chiave su cui ha poggiato fino a questo momento la politica monetaria della Fed. Nel comunicato finale, tuttavia, i banchieri centrali hanno evidenziato che nonostante gli elevati prezzi energetici e l' impatto degli uragani, l'espansione dell' attività economica appare risulta su posizioni solide. Se da un lato l' inflazione 'core', quella al netto delle componenti petrolio e alimentari è rimasta relativamente contenuta, dall' altro le aspettative di inflazione di lungo periodo "restano moderate". La riunione del board della Fed è stata l' ultima del 2005, nonché la penultima per il presidente Alan Greenspan, che passerà il testimone a Ben Bernanke dopo il Fomc del 31 gennaio 2006. La stretta di mercoledì riporta il differenziale con l' Eurozona al 2% e allunga la serie rialzista superando in durata quella registrata nel periodo 1994-95. Come già scritto in questo intervento potrebbe comunque aversi ulteriori aggiustamenti fino ad un livello che secondo l'opinione più diffusa potrebbe attestarsi al 4,5-4,75%. La possibilità che la manovra della Fed sia l'ultima o al massimo la penultima ha infiammato la moneta europea che come la fenice è rinata dalle ceneri allontanandosi dall'area di minimi a 1.1640/1.1600. A favorire ulteriormente il recupero dell'euro è stata anche la notizia che la Banca centrale russa ha aumentato ancora la quota di moneta europea nel suo paniere. L'ultimo aggiustamento risaliva ad agosto. Il tentativo della Banca centrale russa è di fare in modo che il paniere rifletta i flussi commerciali e di stabilizzare il rublo verso le due principali monete di scambio. La zona euro è una controparte importante del Paese grazie soprattutto alla fornitura di materie prime. In questo frangente la vendita di petrolio in un momento di prezzi elevati sta consentendo alla Banca centrale russa di aumentare le proprie riserve valutarie. Il dollaro continua ad avere un peso dominante nell'economia russa ma il ruolo dell'euro sta crescendo. La decisione della Banca centrale russa di modificare il proprio paniere si giustifica anche per la presenza di un sempre maggior numero di banche europee in Russia. La partecipazione degli istituti di credito stranieri nel capitale delle banche è passata nel 2005 dal 6.2% all'11% di novembre.

2 Comments:

  At 11:59 AM, Anonymous Anonimo said...

molto intiresno, grazie

 

  At 12:01 PM, Anonymous Anonimo said...

good start

 

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