Fitch e S&P pretendono risposte
Caligs ║ lunedì, settembre 26, 2005 ║ Permalink ║ 0 comments
In questi ultimi dieci giorni l’Europa Brutte notizie per l’economia europea provenienti rispettivamente da Germania e Italia. Per la prima l’indice della fiducia di settembre, lo Zew, è crollato da 50 (agosto) a 38,6 punti. Sul dato ha certamente influito il riscontro arrivato lunedì, dopo le elezioni che hanno disegnato una situazione di difficile governabilità. Il dato non è da sottovalutare, potrebbe essere in grado di screditare le recenti speranze di ripresa. Per il momento questi numeri hanno convinto l’istituto di ricerche economiche Hwwa ( Hamburg Institute of International Economics) ha rivedere al ribasso stime di crescita tedesca. Per il 2005 si passa allo 0,6 % dallo 0,9%, mentre dal 1,3 al 1%. La revisione interessa indirettamente anche il nostro Paese visto che la Germania rappresenta il miglior cliente dei prodotti italiani.Anche sul fronte economico italiano, dove la situazione è già fiacca, si prevedono tagli alla crescita. Il Fmi registra un dato in recessione per questo trimestre e indica una crescita nulla per tutto il 2005. L’atmosfera creata dalla finanziaria e le dimissioni del numero di via xx settembre non hanno ancora avuto un effetto immediato sul comportamento dei mercati, ma di certo gli operatori attendono risposte, sia dalle autorità economiche italiane, sia dal Governo di Berlusconi. Purtroppo nel nostro paese le istituzioni sono sempre molto lente nel reagire ma non solo, c'è sempre qualcuno che non sa mai perché vada fatto. Venerdì, nel periodo intercorso tra le dimissioni di Domenico Siniscalco e la nomina di Giulio Tremonti, il Tesoro ha annunciato l’emissione di nuovi BoT, CTz, e BTp per un valore di 13 miliardi di euro e ha presentando un programma di emissione per tutto l’anno 2005. Come se nulla fosse il differenziale (spread) tra BTp e Bund tedeschi decennali è rimasto invariato a 19 centesimi di punto percentuale, proprio mentre le tre agenzie Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch minacciano un declassamento istantaneo dei rating dell’Italia. Gli investitori internazionali hanno sempre visto i titoli di credito italiani un buon affare, sia per il loro basso rischio, soprattutto per il loro rendimento. Eppure anche per loro, che detengono ormai il 50% del debito pubblico italiano, la quiete sull’Italia è solo apparente. Si sa nei mercati ad ogni livello di rischio corrisponde un rendimento e nel caso si verificasse una diminuzione del rating acquistare titoli di credito italiani potrebbe sembrare un azzardo.
Una tempesta di vendite sui titoli di Stato potrebbe dunque scatenarsi da un momento all’altro, allargando l’inamovibile spread. Basta una goccia, un trigger event, per far traboccare il vaso anche se l’Italia è membro dell’Unione monetaria, anche se l’euro ha preso il posto della lira. Gli occhi del mondo ora sono puntati sulla finanziaria, sulla credibilità, e sul quadro politico.
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