La sfida cinese? Rallentare e riformare
Caligs ║ mercoledì, agosto 24, 2005 ║ Permalink ║ 0 comments
I rischi in termini di surriscaldamento dell’economia legati alla forte crescita del Pil registrata nel 2003 e 2004 (rispettivamente +9.3% e +9.5%) hanno spinto il Governo ad applicare una serie di misure e piani sia di carattere amministrativo che di mercato allo scopo di moderare la crescita. La sfida del Governo cinese in un’ottica di medio periodo è quella di rallentare la crescita economica del Paese senza tuttavia provocare un tracollo dell’economia. La strategia del cosiddetto soft landing.Durante lo scorso anno gli investimenti in attività fisse hanno registrato una crescita significativa (nel periodo gennaio-febbraio superiore al 50%), soprattutto nel settore delle costruzioni, sia a scopo produttivo che urbano. Questo ha provocato, da una parte un crescita sproporzionata di alcuni settori come ad esempio quello del cemento, dell’acciaio e dei prodotti energetici, e dall’altra ha creato le condizioni future di un eccesso di capacità produttiva. Gli investimenti, di fatti, oltre che aumentare e migliorare la capacità produttiva potrebbero portare in futuro ad un eccesso di produzione, soprattutto in vista di un possibile rallentamento della crescita dell’economia sia nazionale che mondiale. Tale rischio è tanto concreto quanto più il governo riuscirà nel proprio intento di rallentare l’economia per renderne lo sviluppo sostenibile nel tempo.
La forte crescita degli investimenti è attribuibile principalmente all’ampia disponibilità delle banche cinesi a concedere prestiti. La necessità di limitare la concessione di credito e di regolamentare il settore bancario ha spinto la Banca Centrale cinese ad introdurre una serie di misure restrittive di carattere amministrativo, come, ad esempio, l’innalzamento del coefficiente di riserva obbligatorio (ovvero la percentuale di depositi che le banche commerciali devono detenere in forma liquida presso l’istituto monetario centrale). Alcune di queste misure hanno inciso, in maniera restrittiva, sui criteri di selezione che le banche commerciali adottano nella scelta degli investimenti da finanziare. In questo caso l’obiettivo non è stato solo quello di ridurre la liquidità presente nel sistema ma anche di cercare di trovare una soluzione al problema dei cosiddetti non performing loans (crediti insoluti) che gravano sul sistema bancario cinese e che ne potrebbero compromettere la stabilità.
Proprio da questi presupposti nasce l’eccellente lavoro di Franklin Allen, Jun Qian e Meijun Qian. Gli autori di questo Pdf spiegano e cercano di far luce sull’avvenire del sistema finanziario cinese come conseguenza delle attuali circostanze. Il documento, assolutamente imperdibile, dopo un ampia descrizione propone quattro vasti punti risolutivi. Ecco le loro conclusioni:
"...the current financial system is dominated by a large but inefficient banking sector, and reducing the amount of non-performing loans among the major banks to normal levels is the most important objective for reforming the financial system in the short run."
"... despite the fast growth of the stock market, its role of resource allocation in the economy has been both limited and ineffective. Further development of China’s financial markets is the most important long-term objective."
"...the most successful part of the financial system, in terms of supporting the growth of the overall economy, is a non-standard sector that consists of alternative financing channels, governance mechanisms, coalitions, and institutions."
"... in order to sustain stable economic growth, China should aim to prevent and halt damaging financial crises, including a banking sector crisis, a real estate or stock market crash, and a “twin crisis” in the currency market and banking sector."
I tre studiosi, inoltre, attraverso lo scritto manifestano parecchie idee su un eventuale riforma del mercato azionario:
"...the regulatory environment should be improved; in particular, corporate andtrading laws and legal protection of investors, as well as institutions governing the enforcement of contracts should be further developed. Second, the large blocks of shares held by various government entities in listed companies (including state-owned banks) should be reduced by announcing and carrying out a plan to sell them off slowly over time. Third, more professionals such as accountants, investment bankers, and (business) lawyers, should be trained. Fourth,domestic financial intermediaries that act as institutional investors should be encouraged, as they will play a critical role in improving the efficiency of the markets and strengthening the corporate governance of listed firms. Finally, new financial products and markets should be developed."
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