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Europa islamica o Turchia europea?

La Turchia attuale e' il prodotto di una serie di ribellioni, rivoluzioni e riforme tese a costruire un moderno Stato europeo. La storia la unisce al nostro continente, ma questo non rende certo pi facili i negoziati di oggi.

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In seguito all'apertura commerciale e al processo di modernizzazione il Governo di Pechino ora si vede lottare contro ideali democratici provenienti dall'interno e dall'esterno del paese.

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Questa povera Europa destabilizzata

     Caligs  lunedì, giugno 06, 2005 Permalink 1 comments

Non sono anti-Ue. Quello francese e olandese non è un No contro l'Europa, è un voto contro una città particolare in Europa: Bruxelles. Per molti cittadini dell'Ue, Bruxelles, che ospita la sede del Parlamento Europeo, si è trasformata nella dimora della burocrazia, estromettendo i principi di armonia e chiarezza pretesi dalla popolazione. E' soprattutto un voto contro le riforme, contro il modello anglosassone di capitalismo, contro il liberalismo economico.

Le politiche monetarie della Bce e il mercato del lavoro sembrano rappresentare rispettivamente il passato e il futuro del fallimento dell'economia. La recente accusa dal ministro delle finanze, Hans Eichel, e il presidente della Bundesbank, Axel Weber, riguardante gli alti tassi di interesse praticati da Francoforte e della successiva discussione, presente in Italia e Germania, di un possibile naufragio dell'Unione monetaria, hanno fatto emergere l'esistenza di un forte malessere sociale nel cuore del continente.

"Per l'Italia, soprattutto, l'uscita dall'euro sarebbe un disastro economico: ciò che potrebbe guadagnare in termini di competitività svalutando la moneta, andrebbe perso con il rialzo secco dei tassi di interesse"; riferisce Daniel Gros in un intervista al Il sole 24 ore.

La situazione descritta dal direttore del Ceps di Bruxelles ci deve far riflettere sulla poca razionalità e scarsa conoscenza della popolazione italiana della struttura economica di un paese. Di fatti la vecchia Italia che trovava la sua forza negli alti tassi di interesse, che regolarizzava il mercato immobiliare, e da una moneta svalutata, che favoriva la domanda estera delle nostre industrie, appare oggi incapace di sostenere un modello economico differente dagli ultimi 20 anni, caratterizzato da un cambiamento radicale di queste grandezze economiche. Questa ottusità italiana merita attenzione; o si agisce con una politica di educazione del cittadino all'economia migliorando quindi le potenzialità della nostra popolazione nel creare ricchezza, o tanto vale veramente a tornare alla vecchia moneta, pagando oneri che derivano dalla responsabilità di tale decisione, evitando però un declino di lungo periodo causato da una politica non interventista sull'argomento.
D'altra parte la prossima minaccia è rappresentata da un presunto “dumping sociale” , a spaventare l'opinione pubblica è soprattutto l'Europa orientale, pronta a offrire forza lavoro a un costo decisamente inferiore rispetto alla media comunitaria. Lo sa bene chi ha seguito il dibattito francese delle ultime settimane, dominato dal timore provocato dalla possibile invasione degli "idraulici polacchi". L'idraulico polacco è infatti l'incarnazione delle paure dei lavoratori d'Oltralpe di fronte ad una Europa vista come un serbatoio di immigrati.

E adesso che potrebbe succedere? Un pericolo più reale potrebbe derivare dal mutato atteggiamento degli investitori, dubbiosi sulle potenzialità dell'Eurozona. Il mercato valutario, per l'appunto, sta pagando la mancanza di stabilità. Si è iniziato a tracciare al ribasso il grafico che rappresenta il confronto dell'Euro con il Dollaro. Un ulteriore pretesto per vendere l'euro è stato fornito da notizie negative. Anche in Francia e Germania, come già evidenziato in Italia, gli indici della fiducia delle imprese manifatturiere hanno segnato, a maggio, per il quinto mese consecutivo, un andamento in flessione. L'Isae sottolinea che le imprese dei tre Paesi segnalano un ulteriore accumulo delle scorte di magazzino, a fronte di un cattivo andamento degli ordini.

1 Comments:

  At 12:34 PM, Anonymous Anonimo said...

Giusto, ma un altro aspetto che si tende a non indicare è la diversa visione che alcuni hanno dell'UE.
L'Europa "a due velocità" è una invenzione di circa 40 anni fa, resasi necessaria quando la Francia (!!!) scaricò il progetto CED e CPE (Comunità europea di difesa)(Comunità politica europea): erano delle forme di unificazione tali che non sono state raggiunte nemmeno oggi!
Oggi, abituati alla Europa "intermedia" che se ne è creata, siamo troppo legati al concetto di Comunità piuttosto che di Unione. Il risultato? C'è chi dice che la Costituzione (giuridicamente cmq non è così che andrebbe chiamata...) UE sia sbagliata perchè troppo "globalizzante", ed altri che invece dicono che lo sia troppo poco... dunque votano contro creando pericolose situazioni di stallo.
L'Europa unita (grande Mazzini) è un processo che sarebbe bene non abbandonare, anche con la solita politica "dei piccoli passi" (De Gasperi)... Non tutti si sono accorti che per la prima volta nella storia dell'umanità, i paesi che fanno parte di questa Comunità non si fanno la guerra da più di 50 anni. Economicamente (e socialmente) un risultato più che accettabile.
Scusa la fretta
a presto

 

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