Istat: Stima preliminare del Pil
Caligs ║ giovedì, maggio 12, 2005 ║ Permalink ║ 0 comments
Sulla base delle informazioni finora disponibili, nel primo trimestre del 2005 il PIL, valutato ai prezzi del 1995 destagionalizzato e corretto per il diverso numero di giorni lavorativi, è diminuito dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,2 per cento rispetto al primo trimestre del 2004. Il risultato congiunturale del PIL è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura e dell’industria e di una sostanziale stazionarietà dei servizi. Il primo trimestre del 2005 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del primo trimestre del 2004.
Nel primo trimestre il PIL è cresciuto in termini congiunturali dell’1,0 per cento in Germania, dello 0,8 per cento negli Stati Uniti e dello 0,6 per cento nel Regno Unito. In termini tendenziali, il PIL è cresciuto del 3,6 per cento negli Stati Uniti, del 2,8 per cento nel Regno Unito e dell’1,1 per cento in Germania. Nell’intera Area Euro il PIL è cresciuto dello 0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,4 per cento rispetto al primo trimestre del 2004.
Secondo la prassi corrente, sono comunicati i dati trimestrali revisionati a partire dal primo trimestre 2003. La metodologia utilizzata per la stima preliminare del PIL è analoga a quella seguita per la stima completa dei conti trimestrali. La mancanza totale o parziale di alcuni indicatori alla data della stima preliminare comporta un maggiore ricorso a tecniche statistiche di integrazione. Di conseguenza, le stime preliminari trimestrali possono essere soggette a revisioni di entità superiore rispetto alle stime correnti, diffuse a 70 giorni dalla fine del trimestre.
Fonte: Istat
Tutto ciò significa recessione in senso tecnico-statistico. Le esportazioni perdono colpi e la domanda interna ristagna, mentre c'è un riaccumulo di scorte da parte delle imprese. E' sempre un dato trimestrale, ma risulta significativo se confrontato agli altri partner europei e considerando l'assenza di divario del numero dei giorni lavorativi rispetto la valutazione negli anni precedenti.
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