Divergenze strutturali penalizzano l'Italia all'interno dell'Ue
Caligs ║ martedì, maggio 31, 2005 ║ Permalink ║ 1 comments
Le ferite del “malato” sono profonde e numerose, lo dimostrano le nostre litigiose forze politiche che per l’occasione sembrano disposte a dialogare seriamente. Occorre dunque ragionare, non agire avventatamente e individuare i motivi della disfatta italiana nella realtà Europea.
Dalle numerose analisi è emerso, in primis, la precarietà del nostro settore industriale e della sua classe dirigente, risultata incapace di gestire e ripetere le performance della generazione precedente.
Stefano Micossi riporta su La Stampa i suoi pareri sull’argomento (presenti anche qui):
Dalle riflessioni dell’economista si può estrapolare sostanzialmente il grado di minaccia rappresento dalla concorrenza internazionale, soprattutto orientale, avvantaggiata da un Euro forte che incentiva gli europei a importare danneggiando così la produzione interna, e dai limiti della burocrazia che ha soffocato il settore opposto, quello dei servizi."L’economia italiana langue soprattutto per due ragioni immediate. Da un lato, gli aumenti delle tariffe dei servizi a rete e dei prezzi dei servizi privati hanno eroso il potere d’acquisto delle famiglie e la capacità di competere delle imprese esposte alla concorrenza internazionale.
Dall’altro lato, le ristrutturazioni delle imprese in difficoltà e gli afflussi di capitale e lavoro nei settori innovativi sono stati impediti da vincoli politici e sindacali e protezioni diffuse, soprattutto nel comparto dei servizi."
Proprio questi due fattori, che possono essere rappresentati graficamente, hanno svantaggiato i due paesi europei che hanno sviluppato la propria economia sul settore industriale a discapito di quello dei servizi, vale a dire Germania e Italia.
La tesi dimostra come Regno Unito, Olanda, Irlanda e via dicendo siano stati meno colpiti dagli effetti del commercio orientale, di fatti l’acquisto di merci “Made in China” da parte delle loro popolazioni non comporta un danneggiamento alla propria economia basata sul settore terziario, quello dei servizi.
L’Italia penalizzata dalla situazione opposta, perde ancora un altro confronto, quello nell’utilizzo di diverse forme di contratti. L’impiego del part-time riportato in tabella, dimostra la rigidità del nostro mercato del lavoro.
Ulteriormente bisogna sottolineare la difficoltà delle Istituzioni europee, che si trovano a gestire una Unione con all’interno economie con ritmi di crescita e problematiche tra loro molto differenti. Qualunque siano le loro prossime decisioni o manovre provocheranno vantaggi destinati ad alcuni paesi a discapito di altri.
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